CDPL – Stress lavorativo : rischi ed effetti collaterali

Pubblicazione di Mariella Della Porta – Psicologa del lavoro

Sono occorsi più lustri perché, anche nel nostro paese, lo stress lavorativo avesse dignità normativa. Finalmente ci siamo!.

Il 1° gennaio u.s. è diventata – come noto – operativa la modifica apportata all’art.28 della  Legge 81 del 9/4/2008, dopo che su di essa si era favorevolmente espressa (18 novembre 2010) la Commissione Esecutiva Permanente per la salute nei luoghi di lavoro, istituita presso il Ministero del Welfare.

Detta legge, integrativa della 626/94, nella quale i rischi psicosociali erano già stati previsti e catalogati tra le minacce alla sicurezza,  infatti all’art. 28 ora così recita: “ La valutazione di cui all’art. 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o…..(omissis) , nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo del 8/10/2004……. (omissis)”.

Semplificando, l’introdotta modifica normativa fa d’ora in avanti carico alle aziende, sia pubbliche che private, di qualunque tipologia e dimensione anche della valutazione dei rischi da stress lavoro-correlato; della conseguente adozione dei provvedimenti necessari ed idonei a prevenire, ridurre ed eliminare le fonti di rischio incidenti, nonché delle azioni occorrenti per migliorare sempre più significativamente l’informazione e la formazione sui fattori di stress.

Storicamente lo “stress lavoro correlato”, inteso come interazione tra contenuto gestionale ed organizzazione del lavoro, in Italia fu sostanzialmente oggetto di attenzione solo dal 1986. Cioè, con un ritardo di una dozzina di anni, circa, sui paesi nord europei come  la Svezia, la Norvegia e la Finlandia, veri e propri precursori in termini di sensibilità e  concreto interesse per le esigenze della prevenzione e del benessere psicosociale in campo lavorativo.

L’Italia dopo il 2002 soltanto, anno in cui la Corte Europea la condannò  per disattenzione verso gli “aspetti relazionali organizzativi sociali del lavoro”, prestò significativa attenzione, anche in virtù di una intervenuta buona presa di coscienza collettiva circa la rilevanza della particolare materia, tanto da poter avere e svolgere un ruolo non secondario nella elaborazione dell’“Accordo Europeo” del 2004.

Si è convinti che, se applicata con consapevolezza ed adeguato rigore a tutti i livelli, compresi ovviamente ed in particolare quelli preposti a compiti dirigenziali  e di controllo, la Legge 81 molto più inciderà sulle negatività che tanto condizionano i climi aziendali e riconducibili – non và sottaciuto – sicuramente  alle intervenute profonde trasformazioni nel mondo del lavoro ed alle pesantezze delle dilagate precarietà, ma anche ad inadeguatezze e miopie dei management nella gestione delle risorse umane.

A questo proposito giova anche porre in rilievo come da recenti, autorevoli studi scientifici risulti imputabile allo stress lavorativo la perdita del 50% circa delle giornate lavorative nelle aziende europee, con conseguenti ingenti danni economici per le stesse e dannosissime ripercussioni per i lavoratori, specie in fatto di qualità del lavoro e di stile di vita.

Quali i fattori che concorrono a causare lo stress lavoro –correlato? Sono molteplici. E tutti riconducibili – come di seguito evidenziato – al contesto ed ai contenuti  lavorativi.

CONTESTO LAVORATIVO

CULTURA ORGANIZZATIVA (Scarsa comunicazione; bassi livelli di sostegno per la risoluzione di problemi e lo sviluppo personale; mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi)

CLIMA AZIENDALE (aumentata precarietà lavorativa; conflitti non risolti; scarso riconoscimento personale; disattenzione per la dignità individuale)

RUOLO NELL’ORGANIZZAZIONE (Ambiguità e conflitto di ruolo; responsabilità di altre persone)

SVILUPPO DI CARRIERA  (Incertezza / blocco della carriera; insufficienza / eccesso di promozioni; bassa retribuzione; insicurezza dell’impiego; scarso valore sociale attribuito al lavoro)

AUTONOMIA DECISIONALE/CONTROLLO (Partecipazione ridotta al processo decisionale; carenza di controllo sul lavoro, che specie nella forma di partecipazione riguarda anche la questione organizzativa)

RELAZIONI INTERPERSONALI SUL LAVORO (Isolamento fisico o sociale; rapporti limitati con i superiori; conflitto interpersonale; mancanza di supporto sociale)

INTERFACCIA FAMIGLIA/LAVORO (Richieste contrastanti tra casa e lavoro; scarso appoggio in ambito domestico; problemi di doppia carriera)

CONTENUTI LAVORATIVI

AMBIENTE DI LAVORO E ATTREZZATURE (Condizioni fisiche di lavoro, problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità,l’idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture ed attrezzature di lavoro)

PIANIFICAZIONE DEI COMPITI (Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato o inutile, sottoutilizzazione, incertezza elevata)

CARICO/RITMI DI LAVORO (Sovraccarico o sottocarico di lavoro, mancanza di controllo sul ritmo, alti livelli di pressione temporale)

ORARIO DI LAVORO (Lavoro a turni, orari di lavoro rigidi, imprevedibili, eccessivamente lunghi o che alterano i ritmi sociali).

EFFETTI che possono aversi da contenuti e contesti lavorativi inadeguati, perché non in linea con le norme di cui all’art. 28 legge 81:

disturbi dell’apparato cardiocircolatorio (ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica);

disturbi gastrointestinali  (alterazioni della funzione intestinale, ulcera peptica, pirosi, colite);

disturbi neurologici, psicologici e della sfera intellettiva (cefalee, ansia, depressione, attacchi di panico, irritabilità, apatia, disturbi della memoria,difficoltà di concentrazione);

disturbi dell’apparato genitale (Alterazioni del ritmo mestruale, amenorree);

disturbi della sfera sessuale  ( impotenza, calo del desiderio);

disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico (mialgie, dolori muscolo tensivi);

disturbi dermatologici  (arrossamenti, prurito, sudorazione, dermatiti, orticaria, psoriasi);

disturbi del sonno (insonnia, incubi notturni, spossatezza al risveglio).

In chiusura, si reputa giovevole porre in rilievo, anche ai fini di una migliore comprensione della rilevanza dei fattori di rischio sicurezza in ambito lavorativo,  come  nelle aziende americane quotate alla Borsa di New York i risultati dalle stesse conseguiti in termini di sicurezza e benessere organizzativo influiscano in considerevole misura nella determinazione del loro rating di Borsa ( certificazioni HS 18001).